14 Giugno 1940
Alle ore 4.00 a un miglio e mezzo dalla costa di Arenzano per 200 gradi si trovavano la torpediniera Calatafimi ( ex cacciatorpediniere classe " Orlando " ) armata con 4x102/45, 2x76/40 e due impianti tripli lanciasiluri da 450 mm. e l'Elbano Gasperi, ex piroscafo di 720 tonnellate requisito alla società di navigazione Toscana e trasformato in posamine.
Le vedette di nave Calatafimi alle ore 4.10 avvistarono ad oltre 1000 metri il gruppo francese che si stava dirigendo verso Genova, il comandante, tenente di vascello Giuseppe Brignole, ordinò al posareti di fare rotta verso Genova e iniziò l'azione di attacco alle navi nemiche con una rotta diagonale per rimanere occultato tra la foschia ed il profilo della costa. Il Calatafimi viene però avvistato e fatto segno di un notevolo fuoco di interdizione. Questo fuoco di artiglieria dà modo ai fari di Portofino e di Genova di effettuare il rilevamento delle navi nemiche e di allertare le batterie costiere. Il Calatafimi giunge fino a 3000 metri dalla flotta avversaria e lancia per due volte inutilmente i suoi siluri, inquadrata dal tiro nemico e colpita fortunatamente solo da schegge di colpi molto prossimi, esauriti tutti i suoi siluri fa rotta di rientro sparando con i 2 pezzi poppieri da 120.
Alle ore 4.30 il primo gruppo Francese iniziava il bombardamento di Vado e degli stabilimenti di Savona, il cacciatorpediniere Aigle arriva a pochi chilometri dalla costa e fa fuoco con i suoi 138/40 contro il faro e le batterie di Capo Vado. Le difese costiere entrarono in azione, ma la batteria A.T. 171 e il treno armato T.A. 3 ( treno armato con pezzi da 120 che spara 93 colpi ) di stanza ad Albisola non riescono a fare bersaglio. In quelle ore erano in crociera di vigilanza i MAS della tredicesima squadriglia che si trovavano a circa 4 miglia dall'isola di Bergeggi, la prima sezione 539-535 e la seconda 538-534 attaccarono separatamente ma il lancio dei siluri fu infruttuoso. Esauriti i siluri si disimpegnarono velocemente rientrando in porto con tre feriti da schegge.
A Genova, la batteria costiera Giorgio Mameli di Pegli sparò 64 colpi da 152, uno di questi colpì il cacciatorpediniere Albatros nel locale caldaie di poppa provocando 12 morti. Oltre la batteria Mameli aprirono il fuoco anche i pontoni armati a difesa del porto di Genova e cioè il pontone armato GM194 ( ex Faa di Bruno ) ormeggiato al terzo molo del bacino di Sampierdarena che sparò solo due o tre ( le notizie sono discordanti ) colpi con la sua torre binata da 381/40, ma che dovette interrompere i tiri in quanto il fumo delle sue caldaie, causa il vento, accecava la direzione di tiro e il pontone armato GM269 che sparò solo un colpo con la sua torre binata da 190mm.
L'intervento della torpediniera Calatafimi pose fine all'azione della squadra Francese.
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